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Grazie Kapuscinski
Di Stefano Bergagna (del 31/01/2007 @ 21:58:27, in Cultura, linkato 1613 volte)

Lo scorso 23 gennaio 2007 è morto Ryszard Kapuscinski. Uno dei più grandi reporter del mondo.

Uno scrittore vagabondo. Venne anche dalle nostre parti. Ho letto tutti i suoi libri e ho provato una grande ammirazione. Prima per l’uomo poi per lo scrittore. Dopo la commemorazione di Paolo Rumiz  su La Repubblica , del 24 gennaio , sarebbe difficile aggiungere altro. (clicca qui).

Mi limito tuttavia a riportare due brani tratti da uno dei suoi libri: Lapidarium.  

Il cinico non è adatto al mestiere di corrispondente di guerra o di corrispondente estero. Questa professione, o missione, presuppone una certa comprensione per la miseria umana, esige simpatia per la gente. Bisogna sentirsi membro di una famiglia di cui fanno parte anche tutti quei poveracci del nostro pianeta che non possiedono letteralmente nulla. Bisogna occuparsi di problemi antichissimi, come povertà e miseria nera: questo è il mondo. Un mestiere del genere non si esercita senza calore umano. E’ colpa del cinismo, del nichilismo, della caduta dei valori, del disprezzo per gli altri, se il mondo è diventato tanto insopportabile.” 

 Uno storico , interrogato sull’oggetto dei suoi studi e delle sue ricerche, risponderà per lo più: i fatti. Cerca fatti, li studia, li raccoglie e li paragona. Date, nomi, toponimi, parentele, sistemi, pesi e misure, documenti, sequenze di eventi. Mi interessano i fatti, nient’altro che i fatti, dice lo storico.Ma l’uomo che ha vissuto e sperimentato la storia sulla propria pelle dubiterà che l’oggetto degli studi del nostro storico possa ridursi ai cosiddetti fatti nudi e crudi. Quest’uomo sa che, isolato dal vasto contesto dell’imponderabile, astratto dal teatro nel quale è accaduto, sfrondato del clima e dell’atmosfera che l’hanno accompagnato, il fatto in sé e per sé dice poco, significa ancora meno e spesso assume un senso sbagliato e un’eloquenza fallace.Infatti, quest’uomo malmenato dalla storia, sottoposto alle sue prove spietate e costretto alle scelte più crudeli e radicali, sa come sia importante, anzi più importante di tutto, il contesto in cui un fatto nasce e si compie, e come proprio quel contesto sia il dato più difficile da tramandare agli altri; oltre che, per gli altri, il più difficile da capire.”

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